lunedì 5 luglio 2010

04/07/10 - DUE GUAPPI AL NIVOLET

Si mi chiedessero: "esiste il paradiso ?" la mia risposta sarebbe:"certamente e io l'ho visto nel massimo del suo splendore"

In una domenica di caldo infernale riesco a convincere Turbo (e basta poco) a venire con me in esplorazione di un percorso tanto sognato ma al quanto oscuro per il suo grado di difficoltà e fattibilità da fare in mtb.

Arriviamo a Degioz in Valsavarenche (Ao) che con i suoi 20° gradi di temperatura si sta di un bene.
Scaricate le bici si parte e il sentiero è subito lì, splendido con le sue rampe iniziali davvero impegnative.
Per arrivare alla casa reale di caccia ci sono 7 km nel bosco di abeti e larici dove solo con il rampichino e un ritmo costante si riesce a non mettere giù il piede.
Il bosco è fantastico il fondo del sentiero pure la bici tiene che è una meraviglia, liscio su un letto di aghi di pino
Nel pianoro il silenzio è interrotto solo dai fischi delle marmotte che corrono qua e là, sopra il casotto si scorge l'alpeggio Djouan, il sentiero passa proprio ai suoi piedi e prosegue fino agli omonimi laghi, prendendo un aspetto più stretto e più montano con qualche tratto sconnesso, ma comunque percorribile. Avendo raggiunto una quota superiore ai 2000 mt. di altitudine, la mancanza di vegetazione boschiva permette di spaziare con lo sguardo su tutta la valle ed ammirare, per intero, l'imponente Gran Paradiso (m. 4061), di questo monte, unico 4000 interamente italiano, si ha una magnifica visuale della parete Nord



Da li al lago Djuan è proprio una sottile linea verde in costa, fantastico, la mtb segue il percorso senza fatica in un contesto naturale incredibile.
Facciamo sosta al laghetto e ammiriamo stupiti che è animato di pesci che ogni tanto arrivano al pelo dell'acqua per mangiare gli insetti.
Il tempo di mangiare un pezzo di barretta e via si riparte, c'è una costa di montagna pietrosa da risalire lungo un sentiero a tratti nascosto dalla neve. Questo per me è il tratto più impegnativo e per forturna che una nuvola oscura il sole se no ci si abbrustolisce

Risaliamo piano piano fino a scollinare in un punto dove credevo si vedesse già la piana del Nivolet ed invece no
Superati questi 150mt. circa di dislivello (sembrano pochi ma per me è stato un calvario), si torna su sentiero su cui si può tornare a pedalare e raggiungere la quota di 2789 mt. s.l.m. del col Manteau (GPM).Da qui la visuale è fantastica: da una parte i laghi e tutto il sentiero appena percorso, dall'altra il vallone delle Meyes, con il suo laghetto ed il sentierino che taglia la conca su manto erboso, di fronte la catena montuosa in tutto il suo splendore ed i due rifugi (Federico Chabod e Vittorio Emanuele II) ai piedi del Gran Paradiso; dal colle finalmente si arriva alla prima discesa, bella e praticabile tutta in sella; naturalmente l'attenzione e cautela sono d'obbligo: non mancano le parti tecniche, soprattutto sui tornantini che si snodano lungo il percorso.
Si pedala su un tratto in piano per poi riprendere a salire su un sentiero ben battuto; il tratto che porta a Plan Borgno ha una pendenza media del 7% e la sua percorribilità è pressoché totale, solo alcuni tratti sono interessati da qualche pietrone.


Si tratta di un sentiero in Sali scendi che permette di addentrarsi nel vallone del Nivolet dove lo scenario è straordinariamente immenso: dall'alto si scorge il pianoro in tutta la sua lunghezza e si intravedono i rifugi, in basso i serpentoni di ruscelli avvolgono tutto il pianoro verdissimo lasciando spazio ad una sola traccia per la strada del ritorno, ci si perde nei colori della flora e nell'habitat della fauna che accompagnano in questo fantastico viaggio all'interno di un vero e proprio paradiso terrestre; la fatica viene meno davanti a tanta meraviglia e, in un attimo, ci si trova sulla poderale con leggera pendenza positiva che porta al rifugio Savoia.

Al rifugio mangiamo di tutto e dopo un buon caffè ripartiamo e decidiamo di scendere a Pont per due motivi: il primo per l'orario, sono già le quattro del pomeriggio e riaffrontare a ritroso il percorso sarebbe bello ma troppo lungo e poi ci sono un pò di salite da fare di cui almeno una a spingere la bici, la seconda è che siamo un pò stanchi, quei 20 km ci hanno un pò provato.
Partiamo seguendo il sentiero basso nel pianoro del Nivolet su pratoni e rocce levigate fino ad arrivare alla croce Roley.





Da qui a Pont ci sono 450 mt. di dislivello infernale, alcuni tratti pedalabili atri no diciamo che Turbo a fatto più della metà in sella mentre io, più prudente, ne ho fatto meno della metà ma va bene così.
Arrivati a Pont ci sono 8 km di asfalto per arrivare alla macchina ma sono anche già le 6 di sera e non mi sembra il caso di cercare sentieri alternativi all'asfalto.
Mentre percorro questi ultimi chilometri di asfalto la mia mente torna su quei sentieri fantastici, bellezza della natura ed il fatto di essere riuscito ad esaudire un sogno che coltivavo dall'autunno scorso quanto ho incominciato a "studiarmelo"
Sinceramente non me lo immaginavo così impegnativo e proporlo come EPIC RIDE al buon Gianni della PRO-M non è stata proprio una bella cosa difatti lo abbiamo subito chiamato al telefono e spiegato il perchè forse è meglio annullarla.
Se uno se la sente di affrontare un giro così bello ma altrettanto impegnativo lo deve fare conscio delle proprie capacità e limiti, si è a quota 2600 e la montagna è severa bisogna sempre rispettarla e temerla, solo così si riuscirà ad essere un tutt'uno.


Altimetria

un ringraziamento a Turbo per avermi accompagnato in questo giro memorabile
clicca sul titolo per vedere le foto !!!
























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