martedì 23 agosto 2011

IBIS MOJO SL, VAL FORMAZZA'S TEST



Succede che sabato scorso ricevo un sms dal Presi, che fai? Vieni in Val Formazza con noi a pigliare un po’ di fresco? C’è giusto una bici test da provare, la Ibis Mojo, va bene dico io però la voglio blu taglia L con il campanello giallo.
Domenica mattina mi presento davanti al negozio da sogno Pro-M in quel di via Gallarate 108 e che ti vedo? Una Ibis Mojo SL blu taglia L che mi aspetta, manca solo il campanello ma decido che si può, in questo caso, far finta di niente.
Lungo la strada recuperiamo il Freak, di cui ricordo che la parola sta a se medesimo come il movimento per gli squali, c’è tutta la gita della via Vandelli da raccontarmi e così, senza accorgermene, ci ritroviamo a Riale.
La banda è completata da Turbo, Vitto, Enrico, Rob e mannaggia non mi ricordo il suo nome, perdono, io mi vesto esponendo le bianche chiappe al vento dopodichè monto i miei pedali sulla Ibis, che intanto studio un po’: un bel gruppo XT con doppia davanti e bush-guard, reggisella telescopico manuale KS, forcella Fox 32 Talas ultima versione che arriva a 150mm, cerchi ZTR, me pare mica male, il telaio è in carbonchio di un bel colore azzurro pastello e fa chic, davvero bello.
Sistemata e regolata a puntino si parte, facciamo manco 500 metri che Turbo, stranamente nelle retrovie, tocca il Gianni e lo fa cadere, a 5kmh l’impatto con il duro terreno della sterrata fa comunque dei danni e un bel ricamo sul gomito è quello che resta di quella strana manovra.
Conviene schizzare in avanti e così, visto che sta mtb è piuttosto leggera, almeno 3-4 kg meno della mia, mi ritrovo a tenere la corona da 36 e spingere allegramente sui pedali, col Turbo c’involiamo verso il passo San Giacomo.
Ho modo di apprezzare effettivamente la resa in salita del mezzo, il carro non si muove, pur copiando il terreno con i suoi numerosi avvallamenti, la posizione in sella invece non mi soddisfa pienamente, troppo caricata sul posteriore, abbasso la forcella a 120mm, inclino un po’ la sella in avanti e tutto migliora, in breve siamo al rifugio ad aspettare il resto della compagnia.
Una coppia di stranieri, anche loro in mtb, guarda incuriosita la Ibis e la Titus, lei, con voce scandita, ci dice in uno stentato Italiano: ma che bici sono? Io le rispondo, sempre scandendo le sillabe, so-no em-me-ti-bi’, bi-ci da mon-ta-gna, ah, dice lei, non l’a-ve-vo ca-pi-to.
Che me piglia in giro sta elvetica?, mah, ci si saluta e via, ripartono, guardo il Turbo e gli dico, che ci prende pel culo?
Perché, dice lui, ti ha detto che belle bici sono, sei tu che hai capito male, ah, che figura da pirla!
Dopo il passo San Giacomo, il cui tratto in falsopiano d’avvicinamento percorro con Enrico e Turbo a velocità da gara, attacchiamo la salita, ciclabile a tratti, per il passo del Gries, al rifugio elvetico Corno tiriamo il fiato e ammiriamo delle miniature di spumoni venduti a soli 5 Franchi, mai furto mi è apparso tanto evidente.
Fuggiamo da quel luogo per nababbi e siamo a scollinare, mò vedremo come si comporta la Ibis in ben altro frangente: la discesa all’inizio è su di un stretto sentiero che successivamente s’incunea in un canale dal fondo sabbioso con passaggi tecnici piuttosto arditi e completamente esposti.
Il mezzo risponde bene, pare un rasoio, i freni efficaci, il reggisella telescopico, anche se ad azionamento manuale, una vera comodità, è un articolo che sinora ho sottovalutato ma forse ingiustamente, vedarem in futuro, magari coi saldi…
Il tratto successivo, alternativo alla strada sterrata che riporta a Riale e che chiude la gita, è ancora più ostico, il fondo è peggiorato rispetto agli scorsi anni, in pratica è un solco profondo nel terreno cosparso di pietre e pietroni, gradinate, saltelli e ripidelli da affrontare senza pensarci troppo, spesso ti senti in cima alle montagne russe prima della discesa verticale.
Dietro non c’è tutta l’escursione della mia Mondraker né il sistema super attivo del 4 punti d’infulcro con giunto Horst ma dire che va male sarebbe una bugia, la Ibis se la cava bene anche se ha 20mm in meno d’escursione e tanti vantaggi in salita che la mia si sogna.
Casomai sono i freni, degli Elisir pensati per l’XC, che vanno un po’ in crisi, anche la Fox 32, alla massima escursione, pur con il perno passante da 15 s’avvita ogni tanto su sé stessa, rimpiango la mia 36, a parte questo niente da dire.
Riale ci attende, il resto del gruppo che si è evitato l’ultimo luna park è già con le gambe sotto il tavolo, è il tempo delle birrette e della polenta col formaggio, il momento magico di ogni escursione in montagna con gli amici, d’altra parte siam mica qui a smacchiare i ghepardi, o no?
CHISSA SE VITTO HA FATTO DELLE FOTO?




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