lunedì 25 giugno 2012

WE DID IT !

Qualche informazione per chi in futuro abbia voglia di cimentarsi nel Sellaronda, che ricordo è il giro su strada dei passi Pordoi, Campolongo, Gardena e Sella: innanzitutto preciso che non è una gara anche se poi spesso lo diventa per alcuni partecipanti, si parte da dove si vuole e si arriva dove si vuole o dove si può, non c’è iscrizione, non c’è traffico automobilistico, c’è l’assistenza Shimano in 2/3 punti sul percorso, tutto il resto è fai da te.
Detto questo posso dire che rappresenta una festa del ciclismo, credo ieri fossimo in diverse decine di migliaia, questo significa sempre traffico da gestire, in salita e soprattutto in discesa, ma va bene così se la si prende per quello che è, un divertimento.
Io e Michele siamo partiti da Pozza di Fassa, qualche chilometro prima di Canazei, per riscaldare le gambe, fin da subito ci siamo trovati circondati da gruppi di ciclisti che, come noi, avrebbero attaccato il giro in senso anti-orario partendo dal passo Pordoi.
Il primo passo ha subito rivelato quello che era lo stato del mio allenamento in salita di quest’anno, una vera merda, Michele con i suoi trentamila metri di dislivello già fatti appariva molto più vispo, ho quindi deciso di non forzare e, ingranato il 39 x 25, ho iniziato la salita.
Pedalare in quel fiume di persone aiuta, lo scollinamento è infatti arrivato abbastanza velocemente, le gambe giravano piano ma giravano: tuffarsi in discesa lungo i 40 e passa tornanti verso Arabba, subito dopo aver infilato la giacchetta, è stato bellissimo, sembrava di danzare tra mille traiettorie diverse, qualcuna meno riuscita di altre.
Il Campolongo è assai breve, ciò nonostante ho dovuto inserire il 28 quando le gambe hanno iniziato ad indurirsi, la pendenza mi pareva leggermente più ardita del Pordoi; la brevità però aiuta e in breve siamo arrivati all’attacco del Gardena, il passo da temere più degli altri per la lunghezza superiore ai 10km, in questo frangente abbiamo assistito al’arrivo di un concorrente tedesco al quale è scoppiata di colpo la camera d’aria della ruota posteriore, non oso pensare a cosa gli sarebbe successo se fosse accaduto in discesa.
Il Gardena sembrava, dal basso, quasi raggiunto, la sorpresa è che invece il rifugio omonimo è posto più in basso del passo e questo un po’ ti frega, le mie gambe erano sempre più legnose ma procedevo benino, tranquillamente, superato da agonisti sfegatati e super allenati e in compagnia di tanti normali ciclisti come me, Michele mi ha aspettato come al solito in cima e poi ci siamo lanciati verso la discesa e dunque verso l’ultimo passo, il Sella.
Proprio per aver fatto 4 discese di seguito e aver avuto modo di guardare migliaia di altri ciclisti affrontarle con me, posso dire che la mia soluzione di manubrio segato ed invertito è veramente funzionale, dà un controllo che il manubrio classico da corsa non consente, la presa sui freni è salda e la frenata molto gestibile.
Il Sella è risultato meno impegnativo di quel che temevo, molto più duro è stato rimanere a ruota di uno scatenato Michele nel tratto da Canazei all’auto, si è messo in bagarre con un gruppo di ciclisti, non paghi come lui di quanto appena fatto.
Che altro?Alla fine 85 i chilometri fatti e 2200 i metri di dislivello affrontati, lascio la palla a qualche immagine che vale più di mille parole.



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