giovedì 20 agosto 2009

BREAKFAST IN ABRUZZO PARTE SECONDA


Della nobile arte abbiamo avuto evidenza durante una delle nostre escursioni sopra la sterrata che porta alla fonte della Canala, lì abbiamo incontrato un omino con i suoi cavalli che stava giusto scaricando il carico di legno a terra: la postura testimoniava la durezza del suo lavoro, antico ed affascinante, il passaggio ravvicinato di 2 camion stracarichi di tronchi ci ha offerto un contrasto a cui è difficile rimanere indifferenti, il passato ha sempre più un sapore che ci piace.
Intanto noi si procede alla scoperta dell’arte culinaria locale, cambiamo locanda ogni sera cercando di assaggiare sempre cose nuove, da citare sicuramente gli ottimi primi di cui ovviamente non ricordo il nome ma fidatevi, la carne, di ottima qualita’, il robusto Montepulciano e dulcis in fundo, il liquore che ci ha conquistato, il Ratafià, dolce ma di carattere.
Tra tanto pedalare c’è anche il tempo di passare una giornata a spasso per il parco, si approfitta di un’escursione organizzata dall’ente stesso che lo gestisce e che purtroppo per noi si concretizza nella sveglia alle 5.30 per essere alle 7 pronti alla partenza di Villetta Barrea.
La camminata in compagnia di Paola, la nostra guida, si rivela molto interessante, lei sa un sacco di cose che riesce naturalmente a trasmettere a tutti i partecipanti, flora e fauna non hanno più segreti per tutto il gruppo, noi nelle retrovie ci si dedica spesso al toto cacca, riconosci dunque tu chi ha lasciato questa merdina sul sentiero, trattasi di lupo, orso o tasso?
I camosci, prima avvistati in lontananza, vicino ai 2000mt del passo diventano una compagnia tangibile, i cervi invece si mantengono a distanza, quando ritorniamo al campo base, dove ci scoliamo le meritate 2/3 pinte di birra a terra, sono oramai quasi le 18.00, oggi s’è camminato, i polpacci chiedono riposo.
La circumnavigazione del monte Morsicano, vera star del luogo, è fissata per il giorno dopo e prevede, dopo aver raggiunto Villetta Barrea da Opi, la salita su asfalto fino al Passo Godi, 13 km non impegnativi che farebbero la felicità del pensionato con la bdc.
Infatti li incontriamo, oltre a qualche motociclista che si crede Rossi: con Turbo avanti e Grigio e il Vitto che seguono scambiandosi battute, io rimango ben presto solo, salgo al mio passo, senza l’ombra di strumenti elettronici che segnalano il passaggio del tempo e le distanze, libero di orientarmi solo con l’affanno del respiro e quel sano senso del crampo che si avvicina quando esageri.
Dicevo degli stradisti: a metà salita ne intravedo una coppia, provo a raggiungerli ma niente, quelli sembra che mi curano e forzano leggermente come me, quando credo oramai di essere a non più di un paio di km rompo gli indugi e aumento potentemente l’andatura, finalmente la distanza tra noi inizia a ridursi apprezzabilmente, inizio a gustare il sorpasso, sembra proprio l’ex agonista di turno.
Quando li raggiungo la strada inizia a spianare, il passo è a poche centinaia di metri, aumento l’andatura e li saluto, allungando rapidamente la frequenza di pedalata: 5 secondi, non di più, ed ecco che uno dei due, quello che si è offeso, mi supera deciso e si lancia in avanti, si alza sui pedali in forcing e pensando di avermi seminato ridacchia, io gli urlo”guarda chessoqqua’” e poi mi sgancio, siamo ormai in cima e vedo Turbo sul prato che ammira le evoluzioni dei bambini che scendono sui tappeti artificiali in groppa a gommoni, a me una birra!

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